Il sorriso del merlo
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«E allora tenta di considerare la propria vita nel suo insieme, ora che incredibilmente può osservarla come fosse una tela finita, esposta sul cavalletto ad asciugare. La pondera con cautela, sorprendendosi di quanto siano rimpicciolite e diventate lontane e insignificanti tutte quelle curve a gomito affrontate con paura e con destrezza. La rivelazione lo coglie vestita di un’ovvietà disarmante: tutto quanto sta per svanire insieme a lui. Tutto tranne Emma. Emma, e la sensazione che non sia stato un viaggio del tutto inutile».
Agostino è un bambino mite e taciturno del 1925, che ama smontare e rimontare oggetti. Diventa ragazzo con la bravate degli amici, entrando di sguincio nelle case chiuse e rubando grappoli d’uva e giocando a biliardo. Diventa uomo con la guerra partigiana. Il romanzo è la sua parabola: gli innamoramenti e le viltà, gli amici storici, la figlia intraprendente che cresce troppo in fretta, l’amore maturo, la solitudine, la tenerezza.
Il sorriso del merlo è un prodigioso senso di sollievo. È l’illusione grazie alla quale diventa possibile salvarsi, dando scacco al senso d’abbandono di chi è stato molto amato, e ha bisogno di credere che sia per sempre.
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