Sul bordo
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È possibile essere salvati con la forza delle parole? È possibile che un padre sia capace di far questo a un figlio che si trova sul bordo, in coma? E un figlio può ascoltare una canzone scritta apposta per lui e cantata fino all'ultima lacrima d'energia, e ritornare? Sul bordo è la scommessa della vita, un non luogo dove non ci sono domande di riserva, in cui le cose sono oppure no. Giovanni è un neonatologo, cioè un medico che non dialoga coi suoi pazienti. I neonati pretermine stanno sul bordo di questo mondo in attesa di essere tirati e starci definitivamente. Attraverso uno di loro, scendendo all'interno del proprio passato a Gullfoss, sul bordo della dorsale oceanica e ricordando il preciso senso di appartenenza a quel luogo unico e diviso, Giovanni tenta l'unica via che crede ora possibile. Scende in campo e si gioca la partita della sua vita, sul bordo appunto di tutto. Anche di una stranissima partita a tennis, proprio con lui, suo figlio Davide, che aspetta il colpo che solo suo padre potrebbe servirgli. Alla fine di una notte lunghissima, dove ogni vergogna è stata cacciata, la virgola ultima di precisa speranza viene sussurrata da una donna.
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